Ultima chiamata per Charlie Barnes

Ultima chiamata per Charlie Barnes

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Charlie Barnes ha sessantotto anni, una relazione complicata con la verità, cinque matrimoni alle spalle, almeno tre figli ormai adulti, diverse idee per diventare ricco, una piú fallimentare dell’altra, e moltissime telefonate da fare. Perché, in quell’autunno del 2008, preludio della Grande Recessione, Charlie Barnes ha anche una certezza: una diagnosi di cancro al pancreas, con il suo triste annuncio di morte in arrivo «come la posta prioritaria», cosí in fretta da non avere il tempo di chiedere scusa o di regolare i conti. Come ogni essere umano, tuttavia, Charlie Barnes è un enigma senza soluzione. La speranza di una diagnosi errata convive in lui con l’inconfessabile scarica adrenalinica del sapersi al centro di una tragedia innegabile. Guardare in faccia la propria mortalità, essere guardati dagli altri nella propria mortalità, può rivelarsi una posizione privilegiata, fornire una prospettiva lunga per esaminare la strada compiuta e, magari, riportare vicino le persone che si sono allontanate. C’è forse qualcosa di meglio del momento in cui tutte le illusioni cadono, per interrogarsi sul senso della vita? Cosí, con l’aiuto del figlio scrittore, nelle cui parole si riflette come in uno specchio deformante, Charlie si trova a ripensarsi completamente e a chiedersi: cosa rende un uomo ciò che è? E in che modo il racconto che costruiamo di noi stessi si allinea con l’esistenza che realmente conduciamo? Con Ultima chiamata per Charlie Barnes, Joshua Ferris ritorna allo spirito del fortunato E poi siamo arrivati alla fine, riprendendone la prosa tesa e dinamica, la satira pungente e il cinismo scanzonato, in un romanzo che parla del dramma nascosto in ogni famiglia e fotografa, come nessun altro, lo stile di vita americano del XXI secolo, inchiodandolo senza scampo alle proprie, feroci, responsabilità.

«Un perfetto romanzo americano che racconta di famiglia, amore e di un uomo rispettabile ma imperfetto, che tenta strenuamente di diventare migliore». Stephen King

«Joshua Ferris è un vero scrittore, perché anche la sua scrittura racconta». Daria Bignardi, Vanity Fair

«Folgorante… Ferris ha saputo combinare memoir e satira con estrema originalità, trascinando il lettore in un turbinio narrativo dalla prima all’ultima pagina». The New York Times

«Una lettura magistrale che esplora luminosamente il rapporto tra finzione letteraria e realtà». NPR

«La prosa di Ferris è originale, esuberante, e infine di una bellezza capace di dare i brividi». The New Yorker

«Vi strapperà una bella risata e poi le lacrime: un Joshua Ferris al suo meglio». Esquire

Dettagli libro

Sull'autore

Joshua Ferris

Joshua Ferris ha studiato letteratura inglese e filosofia alla University of Iowa e alla University of California. I suoi racconti sono apparsi su The New Yorker, Granta, Iowa Review, Best New American Voices. Il suo primo romanzo, E poi siamo arrivati alla fine (Neri Pozza 2006, BEAT 2010), tradotto in 24 lingue, è stato un bestseller internazionale e ha vinto il PEN/Hemingway Award, il Barnes and Noble Discover Award ed è stato finalista al National Book Award. Tra le sue opere Non conosco il tuo nome (Neri Pozza 2010, BEAT 2012), Svegliamoci pure, ma a un’ora decente (Neri Pozza 2014, BEAT 2015) e Invito a cena (Neri Pozza 2017, BEAT 2019).

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