Sangue italiano Delitti, criminalità, violenza pubblica dal 1860 a oggi
Sangue italiano Delitti, criminalità, violenza pubblica dal 1860 a oggi

Sangue italiano

Delitti, criminalità, violenza pubblica dal 1860 a oggi

Storie nere della storia d’Italia dalla nascita della nazione ai giorni nostri. Gli omicidi che ancora si ricordano e quelli che furono celebri ai loro tempi: dalla Contessa Lara uccisa dal giovane amante e mantenuto al caso Murri che sconvolse Bologna; dalla contessa Tarnowska dark lady russa a Venezia a Gino Girolimoni, falso mostro di Roma inventato dal fascismo; da Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, alla «belva di San Gregorio» Rina Fort. E poi il delitto del bitter, quello del curaro e quello del vetriolo, la Mantide di Cairo Montenotte e la Circe della Versilia, il falso biondino della spider rossa, la modella che uccide il playboy e il canaro che fa a pezzi il suo persecutore. Tra figli che ammazzano i genitori (Doretta Graneris, Pietro Maso, Erika e Omar) e adulti che uccidono gli implumi, le storie inquietanti degli assassini seriali (da Antonio Boggia, l’ultimo impiccato dell’Ottocento, al vampiro della bergamasca Vincenzo Verzeni che succhiava il sangue alle vittime; da Cesare Serviatti, il Landru italiano, a Donato Bilancia killer dei treni, al duo neonazista veronese che si firmava Ludwig). E, accanto ai casi di cronaca nera, le storie di un’Italia che ha la criminalità organizzata più aggressiva e pervasiva d’Europa, oltre che bande e banditi leggendari, da Musolino a Mesina, dal clan dei Marsigliesi alla banda della Magliana. La lotta politica in Italia è stata anche vicenda feroce con molti caduti, da Cavallotti a Umberto I, da Matteotti ai fratelli Rosselli, fino ad Aldo Moro e Mino Pecorelli. Ed è costante, in Italia, la vulnerabilità della democrazia, periodicamente esposta a tentazioni autoritarie e colpi di mano dall’alto (gli stati d’assedio e i militari che mitragliano la piazza, il fascismo, la strategia della tensione e lo stragismo) o a velleità spesso feroci di insurrezione e/o di rivoluzione (dalle jacquerie contadine alle «settimane rosse»; dalle torbide confusioni, nel secondo dopoguerra, fra lotta partigiana e regolamento di conti con sconfinamenti nella criminalità comune sino alla lunga e sanguinosa stagione dei terrorismi rosso e nero). Sangue italiano racconta tutte queste vicende, riconducendo anche i delitti in apparenza più «privati» allo spirito dei tempi.

Il cuore di tenebra del «carattere italiano», se carattere italiano esiste: la brutalità primigenia che riaffiora anche nella modernità avanzata. L’individualismo quasi autistico che privilegia il particulare senza mai vedere il mondo. L’avidità come movente di molti delitti che dicono passionali. E il variamente assortito inferno delle famiglie. Poi i fatti pubblici: la nostra è, fin dagli albori, una democrazia fragile, che a intervalli ciclici dubita di sé stessa.

Omicidi passionali e familiari, delitti di avidità e vendetta, fuorilegge da Musolino a Riina, mafie, assassinii politici, misteri e stragi: la storia d’Italia è anche storia criminale.

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    Italiano
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