Le ultime lezioni di Benveniste al Collège de France prima che un ictus lo privasse per sempre della parola hanno, nell’opera di quello che è stato definito il piú grande linguista del XX secolo, un’importanza particolare. Le otto lezioni finali, dedicate al rapporto fra lingua e scrittura, rovesciano alla radice il modo in cui questo rapporto era stato finallora pensato. La lingua non è indipendente dalla scrittura e questa non è semplicemente un segno che ne trascrive i suoni, ma, al contrario, è soltanto attraverso la scrittura che quella cosa molto speciale che chiamiamo «lingua» ha potuto costituirsi. L’invenzione della scrittura è, in questo senso, un vero e proprio «atto fondatore», che ha trasformato interamente il volto della nostra civiltà e ha operato «la rivoluzione piú profonda che l’umanità abbia conosciuto dopo la scoperta del fuoco». Spostando la percezione della parola dall’orecchio allo sguardo, dal sistema voce-orecchio a quello mano-occhio, la lingua ha potuto rappresentare sé stessa e acquistare una realtà autonoma. Il linguaggio, che nel flusso del discorso orale sfuggiva alla percezione del parlante, si fissa in una lingua che può riferirsi a sé stessa e diventare cosí «l’unico sistema significante capace di descrivere sé stesso nei suoi propri termini» e, insieme, di interpretare ogni altro sistema. L’intuizione geniale di Benveniste permette di comprendere in che modo il linguaggio, da «attività sempre in situazione di dialogo», si sia trasformato in quel potente strumento di conoscenza e dominio del mondo che ci è familiare e di cui non possiamo ancora misurare tutte le implicazioni, non necessariamente innocenti. G.A.
«Scrivere è l’atto fondatore. Possiamo dire che quest’atto ha trasformato interamente il volto delle civiltà, che esso è stato lo strumento della rivoluzione piú profonda che l’umanità abbia conosciuto dopo la scoperta del fuoco».Dettagli libro
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