L'isola dei naufraghi

L'isola dei naufraghi

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Kiyoko e il marito Takashi finiscono su un’isola disabitata al largo di Taiwan e delle Filippine in seguito al naufragio della barca a vela su cui viaggiavano. Dopo sei mesi di desolata sopravvivenza vengono raggiunti da ventitré giovani maschi giapponesi, anch’essi naufraghi, e poi da undici cinesi, abbandonati lungo la tratta dei clandestini verso il Giappone. L’isola in cui vivono, che hanno scelto di chiamare l’Isola di Tokyo per mantenere uno speranzoso legame con il proprio passato, è un paradiso tropicale, ricco di cibo e vegetazione. Ma su quelle spiagge l’ordine delle cose umane si è rovesciato, e quello strano gruppo di dispersi senza futuro ha dato vita a un mondo nuovo. Cinesi e giapponesi hanno occupato parti diverse dell’isola, e affrontano in modi differenti la propria condizione. Gli hongkong, come vengono chiamati i primi, si sono subito ambientati. Apparentemente rozzi e selvaggi, girano nudi come animali selvatici, fanno i loro bisogni ovunque e gettano i rifiuti dappertutto, ma al tempo stesso essiccano il cibo, allevano ogni tipo di animale, producono sale di ottima qualità e sono capaci di cucinare pietanze dal profumo squisito.

Sono gerarchici, organizzati, vivono e ragionano come un vero gruppo capace di misurarsi con ogni difficoltà. I Giapponesi invece patiscono la noia e, nel tentativo di combatterla, cedono a ogni genere di mania: adorano tatuarsi le braccia o indossare le mutande alla rovescia come se stessero seguendo una nuova moda, e si concedono il vezzo di catturare piccole scimmiette e portarle a spasso al guinzaglio, quasi fossero dei cagnolini.

È in questa società che regna Kiyoko, l’unica Regina, governatrice dei suoi sudditi senza alcun ausilio di regola o legge. L’unica donna, da tutti desiderata. Moglie, concubina, divinità, trofeo: una lotteria decide ogni due anni chi diventerà il «marito di Kiyoko», regalando il titolo piú conteso, forse l’unico vero motivo di sopravvivenza, a un solo fortunato. Poi, se il destino o la violenza sfideranno la sorte, toccherà a qualcun altro. Finché sarà possibile.

Un romanzo strabiliante per invenzione e forza narrativa, che combina suspense ed erotismo alle atmosfere intense e sognanti della serie Lost, creando un mondo in cui gli eccessi dei reality televisivi, le ossessioni piú inverosimili, i personaggi folli e crudeli, vengono illuminati dalla profondità psicologica e letteraria di una maestra del racconto contemporaneo.

Dettagli libro

Sull'autore

Natsuo Kirino

Natsuo Kirino è nata nel 1951 a Kanazawa, un’antica città del Giappone centrale. È autrice di ventiquattro romanzi, quattro raccolte di racconti e una raccolta di saggi. Ha vinto il Premio dell’Associazione giapponese degli autori di romanzi polizieschi con Le quattro casalinghe di Tokyo (Neri Pozza 2003) e il Premio Izumi Kyoka per la Letteratura con Grotesque (Neri Pozza 2008). Tra le sue opere pubblicate in Italia figurano Morbide guance (Neri Pozza 2004) e L’isola dei naufraghi (Giano 2010).

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