Il viaggiatore incantato

Il viaggiatore incantato

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Su un battello che attraversa il Lago Ladoga, oltre San Pietroburgo, i passeggeri si dilettano a conversare, si scambiano storie, così che il viaggio sia più breve e gradevole. Fin quando, a raccogliere il testimone del narratore, compare uno strano personaggio, un gigante in abiti monastici ma con modi poco clericali. Non appena, infatti, la sua piacevole voce di basso comincia a raccontare, tutti i presenti entrano in un cono d’ombra, perché le parole del monaco, meste o allegre, sono sorprendenti, ammalianti. Ivan Sever’janyč Fljagin, promesso a Dio dalla madre morta subito dopo averlo partorito, ha passato la vita a fuggire un destino che infine lo ha raggiunto. Odisseo russo, di volta in volta crudele, leale, ardito, ubriacone, generoso, pieno di contraddizioni e umanità, ha molto vissuto e molto veduto. Le sue tribolate peregrinazioni sono affollate di nomadi, servi della gleba, tatari, ladri, assassini, prostitute, mercanti, principi, soldati, diavoli, diavoletti e angeli, anche se – come apprenderanno gli ascoltatori rapiti dalla sua affabulazione – il viaggio di quest’uomo semplice ma giusto è un futuro ancora da scrivere. Pubblicato nel 1873, opera profondamente russa, per costruzione, temi, sfondi, dialoghi contaminati dal linguaggio popolare, Il viaggiatore incantato, qui in una nuova traduzione, è il titolo più significativo di un «maestro» che, come pochi altri, ha mostrato «un’affinità tanto profonda con lo spirito della favola» (Walter Benjamin). Con la sua lingua creativa e naturale, che si fa ascoltare prima ancora che leggere, Leskov rientra a pieno titolo nel canone della grande letteratura russa e merita una riscoperta della critica e dei lettori.

«Il protagonista del Viaggiatore incantato, Ivan Sever’janyč Fljagin, ne ha fatte tante, nella sua vita, ma, a leggere la sua confessione, se così si può dire, viene anche da essere d’accordo con Benjamin: è, a modo suo, un giusto, e sicuramente un uomo semplice e attivo ed è anche, forse, una specie di santo». Dalla Prefazione di Paolo Nori

«Senza Leskov non ci sarebbero stati Bulgakov, Čechov, ma nemmeno García Márquez o Cortázar». Alberto Manguel

«Il tempo di Leskov deve arrivare, perché Leskov è lo scrittore del futuro». Lev Tolstoj

«Leskov è il mago della parola». Maksim Gork’ij

Dettagli libro

Sull'autore

Nikolaj Semënovič Leskov

Nikolaj Semënovič Leskov (1831-1895), primo di sette figli, ha una giovinezza difficile segnata dalle difficoltà economiche che lo costringono ad abbandonare gli studi. Svolge diverse professioni, per le quali viaggia nei vasti territori dell’Impero russo, esperienze che mette a frutto nei suoi racconti e romanzi. Tra le sue opere, Il pecorone, L’angelo suggellato, Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, Senza via d’uscita, Gli isolani, Una stirpe decaduta. Leskov è oggi considerato, insieme a Tolstoj, Dostoevskij, Gončarov, Turgenev e Gogol’, uno dei più grandi scrittori russi dell’Ottocento.