Non vi è epoca della storia e del pensiero in cui i corpi non siano stati espressione di differenze sociali, di razza e di classe, di sesso e di genere, prima ancora che anatomiche. Lontano dall’essere campi esclusivamente biologici, i corpi sono campi di battaglia concettuale e politica, dove sono in gioco forme di dominio e, all’opposto, di liberazione. I corpi sono «mezzi per». Mezzi per la riproduzione della vita e del lavoro, mezzi, insomma, inscritti in un ordine «naturale»: questo concetto ha attraversato l’intera storia della metafisica e della cultura occidentale. La sua persistenza e i suoi sviluppi hanno contribuito alla definizione di un predominio culturale e politico, quello della razionalità occidentale e dell’uomo bianco suo ideatore. Questo libro indaga, in primo luogo, la forza teorica e politica dei mezzi. Anche in considerazione di un mondo ipertecnologico e di una profonda crisi degli ecosistemi ambientali, viene qui problematizzato il ruolo dei mezzi nell’epoca in cui la politica si identifica con la mera amministrazione, senza piú alcuna pretesa di senso o di finalità. I mezzi sono davvero strumenti subordinati a finalità loro estranee o possono essere altro? Cercando di rispondere a questa domanda attraverso un’indagine filosofica, Elettra Stimilli svela in queste pagine il potere politico dei corpi come mezzi politici, mai neutri, all’origine di fenomeni collettivi, le cui potenzialità chiedono solo di essere interrogate. Dagli Stati Uniti al Sudamerica, dall’Europa a molti dei paesi del Nordafrica e del Medioriente sino all’Iran delle donne in rivolta, al centro di enormi movimenti transazionali e intersezionali, i corpi sono oggi all’ordine del giorno come mezzi non strumentali di nuove forme di riproduzione sociale. Una nuova sessuazione del mondo.
«Se oggi la politica si identifica con l’amministrazione senza piú alcuna pretesa di senso o di visioni che la orientino, piú che un recupero di fini perduti, decisiva è una indagine sui mezzi. Riflettere sui mezzi significa però dare centralità ai corpi, non neutri, ma sessuati, subordinati e potenti al tempo stesso».
Hanno scritto de Il debito del vivente:
«La filosofa Elettra Stimilli individua le radici culturali dell’indebitamento nella natura stessa del capitalismo». Gad Lerner, la Repubblica
«Il saggio di Elettra Stimilli ha un obiettivo allo stesso tempo radicale e ambizioso: da che cosa deriva, da un punto di vista filosofico e culturale, il sentimento onnipresente, cosí tipico del nostro tempo, per il quale ci sentiamo in difetto e in colpa?» Paolo Napoli, JacobinDettagli libro
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