La vita di Tilda Schmitt è una tabella di marcia serratissima. Lavoro, tram, università, tram, piscina, spesa, casa. In apparenza fila tutto, come il movimento fluido con cui Tilda passa sul lettore del codice a barre i prodotti del supermercato in cui lavora part-time. Ogni giorno dietro la porta di casa l’aspetta Ida, 10 anni, viso dolce da bambina-sole dei Teletubbies, vestita di un guazzabuglio di colori, la sua sorellina che parla poco ma disegna moltissimo, che la segue in piscina ma solo quando piove. Ogni giorno, Tilda fa le sue 22 vasche, non una di più, non una di meno, niente pause. Sta per laurearsi in matematica, i numeri sono la sua zona di conforto: è così da sempre, da quando era piccola, da quando suo padre se n’è andato, da quando la mamma ha preso a bere, da quando è arrivata anche Ida che un padre non ce l’ha avuto proprio mai. Vive nella casa più triste della loro via, che già è triste. I suoi amici, manco a dirlo, sono via da un pezzo: ad Amsterdam, a Berlino, ovunque ma lontano da quella citta - dina che tutti odiano, non solo Tilda. Poi un giorno, in piscina, compare quel tipo che nuota come un dio, tagliando con eleganza l’acqua col braccio; impossibile non notarlo quando finisce le sue vasche e, appoggiato al bordo della piscina, si sfila gli occhialini piantando gli occhi nei suoi. 22 vasche, per l’esattezza. Lo sguardo un po’ crudele, le sopracciglia aggrottate, è il ragazzo più bello di sempre, un sogno da trattenere dietro gli occhi chiusi. Come è un sogno il dottorato a Berlino che il suo prof le ha appena proposto: un lampo di futuro. Ma che fare con Ida? E con la mamma? E con le responsabilità di cui la sua famiglia disastrata la costringe a farsi carico? Una vasca dopo l’altra, Tilda cerca risposte e soluzioni nel caos della sua vita ordinata: potrà concedersi di riemergere per prendere fiato?
«Quando di notte me ne sto sdraiata sul materasso e lascio che il vento o un’arietta estiva come questa soffino su di me dalle finestre spalancate, per un attimo sembra che vada tutto bene. Mi sento leggera. Quando di notte me ne sto sdraiata sul materasso, penso di poter sopportare ancora a lungo quello che c’è là fuori. Finché di notte il vento soffia su di me, penso, di giorno posso lanciarmi nella guerra là fuori. Contro mia madre, contro le sue lune, contro questo buco di città. E per Ida».
«22 vasche mi ha catturata subito. Me ne sono innamorata. Commovente, delicato, feroce e bellissimo al tempo stesso». Alina Bronsky
«Fulminante, spietato, laconico, tenero. L’autrice ha una voce estremamente originale. Ogni tentativo di posare il libro è inutile, non se ne può uscire. Un debutto impressionante». Der Tagesspiegel
«Molto ben scritto, molto avvincente, molto bello. Un libro autentico, molto denso, molto vicino. Mi è piaciuto da morire leggerlo». Elke HeidenreichDetalles de eBook
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