A quasi quarantantacinque anni dalla nascita della Repubblica Islamica, l’Iran è attraversato da rivolte e scioperi che sfidano il potere delle autorità religiose. La rivoluzione iraniana sembra irrimediabilmente giunta alla sua fine. Di quell’evento, sorto tra il 1978 e il 1979, conserviamo una testimonianza pressoché unica: quella di Michel Foucault. In collaborazione con il Corriere della Sera, nel settembre del 1978 Foucault partiva alla volta di Teheran per poi tornarvi a novembre, pubblicando dieci reportage sulla sollevazione popolare di cui era stato testimone. Le polemiche attorno a quel viaggio furono immediate: con l’istituzione della Repubblica Islamica e dei primi tribunali rivoluzionari, i media occidentali sottolinearono subito l’«abbaglio», se non l’irresponsabilità, del filosofo nel porre l’accento su una presunta «spiritualità politica» della rivoluzione degli ayatollah. A mezzo secolo da quei reportage e a venticinque dalla loro parziale pubblicazione, Dossier Iran raccoglie per la prima volta tutti i materiali prodotti da Foucault sulla rivoluzione iraniana. Ne emerge una originale riflessione che, al di là del catastrofico esito di quell’evento, mostra l’irriducibile singolarità dell’iniziale sollevazione popolare e le speranze che la accompagnarono.
«Mi sento in imbarazzo a parlare del governo islamico come “idea” o anche come “ideale”. Ma come “volontà politica”, mi ha colpito. Mi ha colpito per il suo sforzo di politicizzare, in risposta a problemi attuali, strutture indissolubilmente sociali e religiose; mi ha colpito anche per il suo tentativo di aprire nella politica una dimensione spirituale».
«Tutti i grandi rivolgimenti politici, sociali e culturali hanno potuto effettivamente prendere posto nella storia solo a partire da un movimento che è stato un movimento di spiritualità».Book details
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