Le radici del cielo

Le radici del cielo

Anteprima Scarica anteprima

Romanzo vincitore del Prix Goncourt 1956.

A Fort-Lamy, nell'Africa Equatoriale Francese, il centro dell'attrazione è l'Hôtel del Ciadien con il suo bar e la sua pista da ballo affacciati sul fiume, dove al tramonto trampolieri e pellicani vengono a posarsi sui banchi di sabbia e i caimani, sulla riva opposta del Camerun, sembrano tronchi d'albero. Il caffè-bar-dancing è di proprietà di Habib, una canaglia col sigaro perennemente alle labbra, il sorriso beffardo che non si rivolge a nessuno in particolare, ma pare destinato alla vita stessa, e di un suo protetto: de Vries, un giovane esile, eretto, capelli biondi ondulati, che si fa vedere raramente a Fort-Lamy e trascorre il tempo a braccare la natura in tutti i suoi rifugi col suo bel fucile col calcio incrostato d'argento.

Fino a qualche tempo fa il Ciaden era un luogo piuttosto desolato: due piccole palme sulla terrazza, la vendita di limonate al bar, i dischi arrochiti e poche coppie che la sera si avventuravano sulla pista da ballo. Poi è arrivata Minna, tedesca, bionda, un gran corpo vistoso, un passato da dimenticare alle spalle, e l'atmosfera è cambiata. Proprio comera nei disegni di Habib, il caffè-bar-dancing è diventato una meta per i numerosi avventurieri solitari del Ciad, uomini che si inoltrano nella steppa e, al ritorno, si rallegrano alla vista di una ragazza ben fatta dietro al bar, che ogni tanto fa un numero di canto ed è gentile con i clienti. Uomini come Sandro, proprietario di venticinque camion che si spingono sempre più lontano nel cuore del Ciad, o come Orsini, un vecchio coloniale da ventanni nellAfrica Equatoriale Francese, incallito e indomabile cacciatore.

Un giorno, però, mentre Minna è al bar intenta a scegliere i dischi per la serata, piomba sulla pista da ballo un uomo con un viso energico e un po scuro, i capelli castani e ricciuti, che ogni tanto rigetta indietro con un gesto brusco. L'uomo ordina un ruhm. Poi comincia a parlare a Minna con dolcezza gentile, un po come si parla ai bambini. Non le dice né chi è né da dove viene, ma le parla degli elefanti che vengono uccisi ogni anno in Africa. Meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo, abbattuti senza pietà. E così, quasi senza accorgersene, Minna e Morel, il «francese pazzo», l'«avventuriero dello spirito», compiono l'uno verso l'altra i primi passi di un'avventura che diventerà leggenda in Ciad e in tutta l'Africa Equatoriale Francese.

Considerato il primo romanzo autenticamente ecologista, Le radici del cielo valse all'autore de La Vita davanti a sé il Prix Goncourt 1956. Nel 1958 John Huston ne trasse un celebre film con Trevor Howard, Errol Flynn, Orson Welles e Juliette Gréco.

«Questo romanzo è un capolavoro. Una satira amara che dimostra quanto il mondo sia poco razionale». Anaïs Nin

«Ho votato per Romain Gary. Lo dico con piacere perché il suo romanzo era uno dei migliori». Jean Giono

«Il concetto di capolavoro è sempre più difficile da definire e preferisco non gridare al capolavoro nel caso del nuovo romanzo di Romain Gary, Le radici del cielo. Resta però un libro ammirevole, pieno di talento, originale, di spessore e non me mi capitava da tanto tempo di trovarmi qualcosa di simile tra le mani. L'avventura, il movimento, la realtà, l'ideale ne creano una delle letture più eccitanti che si siano mai avute». Emile Henriot, Le Monde

Dettagli libro

Sull'autore

Romain Gary

Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque a Vilnius nel 1914. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza, 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956 vince il Goncourt con Le radici del cielo (Neri Pozza, 2009). Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza, 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse, l’interprete di A bout de souffle. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Émile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Nel 1980 dà alle stampe il suo ultimo romanzo Gli aquiloni (Neri Pozza, 2017) e il 2 dicembre dello stesso anno si uccide, nella sua casa di rue du Bac a Parigi. Con un colpo di pistola alla testa.

Ti potrebbe interessare