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Mosca, autunno 1918. Nei caffè male in arnese, i poeti leggono versi ululando con voci affamate in mezzo ad avventori coi cap-potti laceri e puzzolenti. Come numerosi altri scrittori e artisti, anche i poeti vogliono stare in mezzo alla gente perché da soli, a casa, c’è da avere paura. Ogni tanto qualcuno scompare, ed è impossibile sapere dove sia finito, se a Kiev o in un posto dal quale non si fa ritorno. «Parola Russa», la rivista, è stata chiusa per antibolscevismo, e Teffi, le cui storie su quel foglio, e su molti altri ancora, l’hanno resa una celebrità tale che caramelle e profumi portano il suo nome, non ha molte prospettive davanti a sé. Certo, gli esseri umani sono capaci di attaccarsi alla vita ovunque e comunque, come quel condannato a morte che, trascinato sul ghiaccio dai marinai verso il plotone d’esecuzione, saltellava per evitare le pozzanghere e non bagnarsi i piedi. «Oggi ha mangiato la pagnotta? Bene, domani non sarà così». Un impresario strabico odessita usa argomenti convincenti per portare la scrittrice in Ucraina: a Kiev splende il sole, Teffi farà la sua esibizione, leggerà questo o quel racconto, piglierà i soldi, si comprerà burro, prosciutto e, con la pancia piena, se ne starà seduta in un caffè. Che ha da perdere? Teffi accetta, in fondo è un semplice viaggio di lavoro da cui rientrerà a breve. Il suo viaggio, invece, durerà ben oltre il soggiorno a Kiev. Tra una fuga a sud di Odessa, la sosta al porto di Novorossijsk, un’avventurosa traversata in nave verso Costantinopoli, si concluderà ben quattro anni dopo, a Parigi, dove Teffi trascorrerà il resto della sua vita in esilio. Dietro di lei, città sequestrate dai bolscevichi, teatri, giornali e riviste chiusi, amici e colleghi assassinati e giustiziati. Il pericolo e la morte ovunque. Pericolo e morte che incombono anche nelle pagine di questo libro, perfettamente capaci di mostrare, tuttavia, lo stile brillante, pervaso di humour e di ironia, che ha reso Teffi una delle più amate scrittrici russe del XX secolo.

«Teffi: una delle grandi scrittrici del primo Novecento russo». Simon Sebag Montefiore

«Meravigliosamente pervaso di idiosincrasia e di fredda sincerità, un’opera memorabile». William Boyd

Dettagli libro

Sull'autore

Teffi pseudonimo Nadežna Aleksandrovna Bučinskaja

Teffi è lo pseudonimo della scrittrice russa Nadežna Aleksandrovna Bučinskaja (Pietroburgo 1872 - Parigi 1952). Tra le sue ope-re Tichaja zavod' (“La piccola insenatura tranquilla”, Parigi 1921), Čërnyj iris (“L’iris nero”, Stoccolma 1921), Večernij den' (“Il giorno serotino”, Praga 1924), Gorodok (“La cittadina”, Parigi 1927), Vospominanija (“Ricordi”, Parigi 1932) e Avantjurnyj ro-man (“Un romanzo d’avventure”, Parigi 1932).

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