Il palazzo degli specchi

Il palazzo degli specchi

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Nel novembre del 1885, l’undicenne indiano Rajkumar, in viaggio come garzone su un sampan che risale l’Irrawaddy dal Golfo del Bengala, è costretto a fermarsi vicino a Mandalay, la capitale di un regno – il regno di Birmania – giunto ormai ai suoi ultimi giorni. La casa reale ha chiamato i sudditi a combattere contro i barbari inglesi, i quali, però, coi loro tre battaglioni di sepoy temprati da mille battaglie, hanno agevolmente travolto gli avamposti. In due settimane l’esercito birmano si è disintegrato, e il popolo si è riversato nel palazzo reale mettendo a soqquadro ogni cosa. Rajkumar, testimone casuale della fine di un impero, mentre si aggira nel vasto atrio di quello che tutti chiamano Palazzo degli specchi, con le pareti di cristallo lucente e i soffitti riflettenti, guarda stupito la gente staccare decorazioni, rompere preziose cassette delle offerte, estrarre pietre dure dal pavimento di marmo, portarsi via intarsi d’avorio dalle cassapanche di legno. Nella confusione del saccheggio, Rajkumar incontra la più bella creatura che abbia mai visto, un’ancella che vive a palazzo. L’incontro è di quelli che cambiano la vita. Perché, mentre il regno birmano si dissolve insieme allo splendore dell’orgogliosa famiglia reale, lui non dimenticherà mai lo sguardo di quella ragazza tra le pareti di specchio. Anche quando il suo destino cambierà di segno, rendendolo un uomo ricco grazie al legname delle lussureggianti foreste di tek, sempre a lei tornerà. La loro storia, e quella delle famiglie che nascono e muoiono attorno a loro, finirà per coincidere con il racconto degli splendori e delle miserie di quella terra travagliata, il «paese d’oro» a cui Rajkumar, rifugiatosi a Calcutta nei giorni della vecchiaia, guarderà con nostalgia e rimpianto. Indimenticabile affresco di un secolo di storia nelle ex colonie britanniche e romanzo dal respiro epico, Il Palazzo degli specchi è una delle rare opere in cui si schiude «l’incanto di mondi lontani» (The Times).

«L’avvincente storia di un mondo in transizione, fatta vivere attraverso personaggi che amano e soffrono con pari intensità». J.M. Coetzee

«Non dimenticherò mai Rajkumar, prima giovane e poi vecchio, Dolly, le principesse, le foreste di tek, il denaro che crea famiglie e guerre. Un romanzo meraviglioso. Una storia incredibile». Grace Paley

Dettagli libro

Sull'autore

Amitav Ghosh

Amitav Ghosh è nato a Calcutta nel 1956, ha studiato a Oxford e attualmente vive tra la sua città natale e New York. Considerato «uno dei più grandi scrittori indiani» (la Repubblica), ha pubblicato anche: Il paese delle maree (Neri Pozza 2005, BEAT 2020), Circostanze incendiarie (Neri Pozza 2006), Mare di papaveri (Neri Pozza 2008, BEAT 2011), Il cromosoma Calcutta (Neri Pozza 2008, BEAT 2013), Lo schiavo del manoscritto (Neri Pozza 2009), Le linee d’ombra (Neri Pozza 2010, BEAT 2017), Il fiume dell’oppio (Neri Pozza 2011, BEAT 2017), Diluvio di fuoco (Neri Pozza 2015, BEAT 2017), La grande cecità (Neri Pozza 2017, BEAT 2019), L’isola dei fucili (Neri Pozza 2019, BEAT 2021) e Jungle Nama (Neri Pozza 2021).

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