Che cos’è una «vita filosofica»? Nel caso di un filosofo come Wittgenstein, che in uno dei testi qui tradotti per la prima volta, dichiara di «volere essere perfetto», questa domanda acquista un’urgenza particolare. Il libro raccoglie alcune delle più importanti testimonianze di prima mano sull’uomo Wittgenstein: le conversazioni con Drury, i ricordi della sorella Hermine, dell’amica Fania Pascal, del critico letterario Leavis e dell’allievo John King. Non soltanto ascoltiamo, attraverso le attente trascrizioni di Drury, Wittgenstein che parla di Dostoevskij e Freud, di san Paolo e Lenin, di Brahms e Sant’Agostino, ma penetriamo di colpo nella sua intimità, come nel celebre episodio della «confessione» a Fania Pascal, in cui Wittgenstein confessa di aver tenuto nascoste le sue origini ebraiche e di aver picchiato una bambina, negando poi di averlo fatto. Mai come in queste pagine uno stile di pensiero si consegna integralmente in un gesto, in una battuta, in un’ossessione.
«Più che un neopositivista... Wittgenstein appare quasi un evangelico esteta. Tanto che il suo pensiero, amato dagli artisti, è ormai quasi ignorato dal positivismo anglosassone». Pierluigi Panza, Corriere della Sera
«Il ritratto è quello di un pensatore severo, sensibile, immune dalle banalità, che viveva in perenne agitazione e difendeva la propria vita privata fino al parossismo». la RepubblicaBook details
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240 -
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